Vivere meglio...conoscendo di più!

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UN  MENSILE  PER  CAMBIARE  SE  STESSI  ED  IL  PIANETA

35 anni di pubblicazione, 100 pagine in carta riciclata, oltre 24 mila copie mensili, 10 mila abbonati. Questi sono i numeri di Terra Nuova, il mensile che dal 1977 costituisce uno strumento insostituibile di controinformazione sulle tematiche di alimentazione e medicina naturale, agricoltura biologica e biodinamica, maternità e infanzia, bioedilizia, ecoturismo, consumo critico, energie rinnovabili, nonviolenza, ricerca interiore, finanza etica e più in generale ambiente ed ecologia.

Da sempre punto di riferimento del mondo del naturale e delle buone pratiche per uno stile di vita solidale e a basso impatto ambientale, Terra Nuova si è fatta promotrice già negli anni '80 del movimento dell'agricoltura biologica, più tardi della Rete italiana degli ecovillaggi e oggi del movimento del cohousing.

Il mensile Terra Nuova non è distribuito in edicola: si trova in vendita in oltre 1200 tra centri di alimentazione naturale, librerie specializzate, botteghe del mondo, ambulatori di medicina naturale e altre realtà che si occupano di consumo critico e sostenibile.

Salute e medicina naturale

Ho riportato molti studi e ricerche taciuti dai mass media, le verità nascoste sull'industria farmaceutica, le lobby e gli interessi di potere, gli articoli, i consigli utili e i contributi di medici e giornalisti per curarsi secondo natura, tratti dal sito di “TERRA NUOVA”. Spero di fare cosa gradita.
 


 L'INDUSTRIA DELLA MALATTIA - BIG PHARMA  

15 Agosto 2013
 Farmaco contro l'ipertensione: studi falsificati 
Il gruppo farmaceutico Novartis è finito nel mirino delle autorità giapponesi perchè sospettato di aver manipolato alcuni test clinici sul suo farmaco Valsartan, conosciuto anche come Diovan, contro l’ipertensione arteriosa.
Guai in Giappone per Novartis. Il gigante farmaceutico è finito nel mirino delle autorità giapponesi perchè sospettato di aver manipolato alcuni test clinici sul suo farmaco Valsartan, conosciuto anche come Diovan, contro l’ipertensione arteriosa. Secondo quanto ricostruito dal Wall Strett Journal, un ateneo privato di Tokyo specializzato in medicina ha indicato che i risultati dei trattamenti con il preparato di Novartis potrebbero essere stati falsificati per poter sostenere che il medicinale è efficace non solo contro l’ipertensione, ma anche per ridurre problemi circolatori cerebrali e cardiaci. Una conclusione a cui erano arrivati anche gli studiosi di un’altra università del Giappone, quella di Kyoto. Sebbene Novartis abbia respinto le accuse, il tarlo del sospetto si è insinuato e alcuni ospedali del Paese hanno dichiarato, secondo il quotidiano americano, che non prescriveranno più il farmaco finchè la controversia non sarà chiarita. Intanto altre tre università del Giappone hanno avviato le indagini su Novartis e anche il ministero della Salute avrebbe lanciato la sua inchiesta. Novartis aveva lanciato Diovan o Valsartan in Giappone nel 2000 e il farmaco è omologato in oltre 100 Paesi. Tuttavia, la notizia non desta preoccupazioni agli investitori, almeno per il momento. L’azione infatti segna questa mattina un lieve calo sulla Borsa svizzera, dello 0,15% scambiando a 67,80 franchi.

di Alexis Myriel



16 Agosto 2013

L’industria della malattia

In Cina la popolazione si sta ammalando sempre più e proprio lì piombano come falchi le multinazionali del farmaco, pronte a dividersi un mercato immane.
Vi proponiamo l’intervento di Alberto Forchielli, presidente dell’Osservatorio Asia, diffuso dall’agenzia Radiocor.
“Non è soltanto la forza dei numeri a condurre le industrie farmaceutiche verso la Cina. Il paese più popoloso al mondo ha altri connotati che lo rendono appetibile: la crescita economica, la crescente urbanizzazione, la vetustà della popolazione, le malattie legate all'industrializzazione. La sintesi economica è semplice nella freddezza dei numeri: il settore cresce più del Pil e dunque ne rappresenta una frazione in ascesa. In 5 anni le spese per la salute sono più che raddoppiate e sono passate dal 5 al 7% del Pil. Marcano il passaggio da una società contadina a una più matura, dove le malattie sono diagnosticate e le cure più accurate. La politica del figlio unico ha ingrigito i cittadini cinesi, che hanno bisogno di assistenza e di medicinali. Le malattie tipiche dei paesi ad alto reddito - come il diabete e il colesterolo - sono ormai ai livelli di guardia; contemporaneamente l'industrializzazione, che ha compreso la violazione dell'ambiente, ha condotto a più casi di cancro e di malattie nervose. Questo panorama ha un valore economico importante, che si presta a due valutazioni contrastanti. Da una parte ci sono i valori assoluti che ormai proiettano la Cina al secondo posto al mondo nel 2020, dopo gli Stati Uniti, per spese per la salute. Dall'altra, i consumi pro-capite permangono a livelli ancora bassi, un retaggio di un passato dove la medicina tradizionale e la struttura contadina della società imponevano rimedi non industrializzati. Entrambe queste valutazioni stimolano l'interesse delle aziende, sia multinazionali che cinesi. Tutte le più grandi ed affermate imprese del settore hanno infatti impianti di produzione e di ricerca in Cina. La concorrenza per attirare i consumi è forte e le multinazionali vantano ancora una posizione inattaccabile, basata sulla qualità e sulla reputazione che hanno costruito tra i consumatori. Il governo sta tentando di mettere ordine nella normativa e di avviare un miglioramento settoriale, considerandolo strumentale ad un progetto più ambizioso: la costruzione di un sistema sanitario gratuito alla base, efficiente, ridotto nei costi. È questa una delle sfide più rischiose per la nuova dirigenza. L'industria cinese mostra infatti una serie di ritardi e di incongruenze. La prima è una costante dell'economia cinese: l'eccessiva frammentazione dei comparti. Operano nel paese quasi 4.000 produttori. Non hanno le capacità e le risorse finanziare per sostenere i necessari costi di R&D che preludono al lancio dei prodotti sul mercato. Sono anche eccessivi i margini di rischio nell'immaginare nuovi prodotti che possano perforare il muro dei brevetti dei giganti stranieri. Spesso dunque le aziende cinesi si ritagliano alcune nicchie di sopravvivenza, oppure cercano le facili scorciatoie della violazione della proprietà intellettuale. La scarsa protezione offerta nel paese non soltanto è lamentata dalle aziende straniere, ma impedisce anche la nascita di quelle nazionali che possano essere ripagate dei loro investimenti senza dover fallire per la ridotta tutela delle loro scoperte. La scarsa trasparenza si riflette anche nei canali distributivi, spesso lasciati a lobby, corruzione, ripetitività. Basti pensare che il 75% delle medicine viene prescritto durante i ricoveri ospedalieri. Un settore strategico presenta dunque esiti promettenti e nodi inestricabili. Scioglierli sarà una delle priorità del Primo Ministro Li Keqiang, una delle tante. La novità rispetto al paese, non è tanto la gravità del problema, ma la sua urgenza, perchè la crescita incontrollata del paese rende il tempo a disposizione una risorsa non più inesauribile”.

di Alexis Myriel



03 Giugno 2013

Secretati i dati sulle sperimentazioni cliniche
A proposito di trasparenza e di Big Pharma...le aziende farmaceutiche si rivolgono al tribunale della UE e ottengono che venga intimato all'European Medicines Agency di non permettere più l'accesso ai dati sulle sperimentazioni cliniche.
I ricercatori europei non possono più accedere ai dati sulle sperimentazioni cliniche di cui è in possesso l’European Medicines Agency (EMA) e nelle lettera inviate l’EMA spiega che “a causa dei procedimenti giudiziari in corso presso il Tribunale dell’Unione europea, all’Agenzia è stato intimato di sospendere l’attuazione di alcune decisioni che autorizzavano l’accesso ai documenti autorizzato dalle farmaceutiche produttrici dei medicinali stessi”. I procedimenti giudiziari sono stati portati avanti da due aziende farmaceutiche, l’InterMune e l’AbbVie, che hanno contestato la decisione dell’Agenzia di concedere l’accesso ai report di studi clinici di sperimentazione sui farmaci di queste aziende. Quindi il capo della Corte Europea ha emesso ingiunzioni che impediscono all’EMA di rilasciare queste informazioni. L’EMA sostiene di essere stata costretta a non rilasciare report di studi clinici anche riguardanti sperimentazioni cliniche su altri farmaci, dato che questo avrebbe potuto esporre l’Agenzia al rischio di ulteriore azioni legali da parte di altre aziende farmaceutiche. Peter Doshi della Johns Hopkins University, che ha ricevuto la lettera, dichiara: “Nel novembre del 2010 la politica dell’Agenzia in materia di accesso ai dati ha rivoluzionato la possibilità dei ricercatori indipendenti di esaminare criticamente tutti i dati. Quasi 2 milioni di pagine di report di studi clinici e altri documenti sono stati rilasciati dall’EMA, e solo due aziende, l’AbbVie e l’InterMune, hanno portato la questione in tribunale, coinvolgendo l’EMA nel contenzioso. Se la AbbVie e InterMune vincono le loro cause, vi è la reale possibilità che la rivoluzione messa in atto dall’ EMA sulla trasparenza di dati verrà bruscamente interrotta, portando al ripristino del vecchio status quo, ovvero la segretezza dei dati. GSK, Roche, Pfizer, Merck, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Eli Lilly e altre aziende farmaceutiche non possono restare in silenzio a guardare in disparte. Devono dichiarare adesso la loro posizione: sono d’accordo con le autorità regolatorie europee che ‘i dati clinici non possono essere considerati informazioni commerciali riservate’, oppure no?” Inoltre, Doshi ha aggiunto: “Io non sono a conoscenza di nessuna evidenza che dimostri danni alla salute pubblica dovuti alla condivisione dei dati degli studi clinici.”

di Alexis Myriel


30 Maggio 2013

Antidolorifici fans aumentano il rischio di infarto e ictus

L'uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei fans è associato all'aumento di un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. I risultati di un gruppo di studio internazionale.
Un gruppo di ricerca internazionale che vede coinvolto anche l'Istituto di farmacologia della facoltà di Medicina e Chirurgia 'Agostino Gemelli' dell'università Cattolica di Roma ha scoperto che l'uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) è associato a un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il diclofenac e l'ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale rischio, probabilmente perchè ha effetti protettivi che contrastano la potenziale cardiotossicità. La meta-analisi è stata condotta dai ricercatori del gruppo "Mrc clinical trial service unit & Epidemiological studies unit" costituito con base alla University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent, in collaborazione con il professor Carlo Patrono, ordinario di Farmacologia all'università Cattolica di Roma e finanziata dal Medical research council e dalla British heart foundation. La ricerca è stata pubblicata sul "The Lancet" e suggerisce che la scelta di una terapia di lunga durata con fans debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l'antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci. I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300 mila persone coinvolte e analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire gli effetti avversi dei fans. Per questi è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si calcola che per ogni 1.000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti in più di cui uno con esito fatale. In Inghilterra nel 2010 le prescrizioni di questi farmaci sono state 17 milioni. "Sulla base di queste ricerche - hanno detto gli autori - dovremmo raccomandare ai pazienti di assumere le dosi efficaci più basse di questi farmaci per il più breve tempo possibile necessario al controllo dei sintomi".

di Alexis Myriel


27 Maggio 2013

Le statine aumentano il rischio di diabete

Il ricorso alle statine è stato associato ad un rischio maggiore di sviluppare il diabete. E' quanto emerso da una nuova ricerca promossa dal Toronto General Hospital pubblicata sul British Medical Journal.

Il ricorso alle statine è stato associato ad un rischio maggiore di sviluppare il diabete. E' quanto emerso da una nuova ricerca promossa dal Toronto General Hospital pubblicata sul British Medical Journal. Questo tipo di farmaci è molto utilizzato per le dislipidemie e per abbassare il colesterolo. Lo studio è stato condotto retrospettivamente su pazienti dai 66 anni in su residenti in Ontario che avevano iniziato l'assunzione delle statine nell'agosto 1997; il monitoraggio è stato fatto fino a marzo 2010. Il farmaco usato come referenza in tutte le analisi è stata la pravastatina; rispetto a quella si è registrato nello studio un aumento del rischio di diabete nei pazienti che assumevano atorvastatina, rosuvastatina e simvastatina. Non è stato registrato invece un aumento significativo del rischio tra chi assumeva fluvastatina e lovastatina. Il rischio assoluto di incidenza di diabete è stato di circa 31-34 eventi su 100mila persone l'anno per atorvastatina e rosuvastatina, rispettivamente.Il rischio assoluto è risultato leggermente minore con simvastatina rispetto alla pravastatina. Nelle conclusioni, gli autori dello studio affermano che rispetto alla pravastatina, il trattamento con statine a più alta potenza, specialmente atorvastatina e simvastatina, potrebbe essere associato ad un aumento del rischio di nuovi casi di diabete.

di Alexis Myriel


05 Maggio 2013

Ecco gli antibiotici che fanno male al cuore

Un antibiotico comunemente prescritto per bronchite e infezioni respiratorie, l’azitromicina, può aumentare il rischio di morte per problemi cardiaci in persone portatrici di certi fattori di rischio: lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Un antibiotico comunemente prescritto per bronchite e infezioni respiratorie, l’azitromicina, può aumentare il rischio di morte per problemi cardiaci in persone portatrici di certi fattori di rischio: lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Lo studio in questione ha preso in esame oltre un milione di trattamenti antibiotici su giovani e persone di mezza età in Danimarca ed è emerso che l’uso di azitromicina aumenta di tre volte il rischio di morte per problemi di cuore per un trattamento di cinque giorni; il confronto è stato fatto con chi non assumeva antibiotici. L’azitromicina è venduta con diversi nomi commerciali anche in Italia. Lo studio ha ravvisato un aumento simile nelle morti anche nelle persone trattate con penicillina e questo, secondo gli autori, può voler dire che ci sono certe persone con fattori di rischio che le predispongono a problemi se assumono antibiotici.
  • Lo studio afferma, testualmente, che il rischio di morte per cause cardiovascolari è notevolmente maggiore in chi usa in modo continuativo azitromicina rispetto a chi non assume alcun antibiotico. Non c'è invece differenza di mortalità per problemi vascolari tra chi usa azitromicina e chi usa penicillina. Questo vale, come specificato, per i pazienti portatori di rischio, mentre non si hanno dati certi sulla popolazione generale di giovani e adulti sani.
Anche un altro antibiotico, l’eritromicina, è risultata associata ad un aumento del rischio di morte per frequenza cardiaca anomala. Nessuno sa il meccanismo con cui l’azitromicina causa problemi cardiaci, “ma si pensa che modifichi l’attività elettrica del cuore” ha spiegato il dottor Tara Narula, direttore associato dell’Unità di cure cardiache del Lenox Hill Hospital di New York. Nel 2011 negli Stati Uniti l’azitromicina è stata prescitta a circa 40 milioni di persone, ha spiegato la FDA.

di Alexis Myriel


03 Maggio 2013        

C'è una cura per i crimini di Big Pharma?

Questo il titolo di un editoriale del BMJ firmato da due professori di sociologia. Nove delle dieci maggiori industrie farmaceutiche sono sotto processo civile e penale negli Usa. E in Italia? Medici e Big Pharma ancora intoccabili.

Questo il titolo di un editoriale del BMJ firmato da due professori di sociologia. I comportamenti criminali e immorali e la corruzione dell’industria farmaceutica erano stati denunciati già 30 anni fa; il libro può essere scaricato gratuitamente da internet. Non sembra, purtroppo, che le cose siano cambiate. La maggioranza dei nuovi farmaci non offre vantaggi reali su quelli vecchi e la diffusione dell’uso è proporzionale solo alla promozione commerciale. Data la competitività del mercato, è abbastanza logico che l’industria ricorra a false affermazioni. Non stupisce allora che 9 delle 10 maggiori industrie siano sotto processo civile e penale negli USA. Le denunce e le soffiate mostrano come le campagne di marketing siano sistematicamente pianificate per aumentare le vendite, anche se ciò comporta attività illegali e fraudolente come la promozione off label o l’uso inappropriato, con i conseguenti danni per i pazienti. Il problema è che i governi non sembrano in grado di proteggere i cittadini. Il regolamento 658/2007 dell’Unione Europea permetterebbe di imporre pesanti ammende all’industria, ma queste arrivano sempre troppo tardi e sono troppo piccole per spaventare l’industria stessa. E anche le multe multimilionarie comminate negli USA sembrano non avere effetto. Aumentare le multe? Sì, ma vi potrebbero essere riflessi sulla sopravvivenza dell’industria. Ritirare i brevetti? Mettere in galera i dirigenti? Impedire alle ditte giudicate colpevoli di svolgere nuove ricerche? Dare più potere, e maggiori indipendenza, alle agenzie regolatorie? Nessuno sa bene cosa fare, e nessuno ha le risorse adeguate, di fronte alla potenza delle multinazionali. Il cui comportamento criminale, intanto, continua pressoché indisturbato.

Fonte: Nograziepagoio.it
di Alexis Myriel


29 Aprile 2013

105 farmaci sorvegliati speciali

Sono già 105 i farmaci sorvegliati speciali: è stata l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) a pubblicare la Lista. E a prevedere che da ottobre ci sia uno speciale triangolo nero sul foglietto illustrativo per informare i consumatori.
Sono già 105 i farmaci sorvegliati speciali: è stata l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) a pubblicare la Lista. E a prevedere che da ottobre ci sia uno speciali triangolo nero sul foglietto illustrativo per informare i consumatori. Il triangolo sarà appunto nero e con la punta rovesciata, verrà inserito sul foglietto illustrativo e nelle informazioni per gli operatori sanitari.  La lista finora redatta dall'Ema include farmaci autorizzati nell'Unione europea che devono essere strettamente sorvegliati dalle autorità che regolano la materia. L'EMA vuole così incoraggiare professionisti sanitari e pazienti a segnalare le reazioni avverse sospette, quando si tratta di un farmaco nuovo sul mercato o c'è una limitazione nei dati disponibili sulla sua sicurezza. In particolare, a dover riportare il triangolo saranno i medicinali con nuove sostanze attive autorizzate in Europa dopo l'1 gennaio 2011; medicinali biologici (come vaccini e derivati del plasma) e biosimilari per cui i dati di esperienza post commercializzazione siano limitati; prodotti la cui autorizzazione è subordinata a particolari condizioni (quando l'azienda deve fornire ulteriori dati) o autorizzati in circostanze eccezionali (quando sussiste una specifica motivazione per cui l'azienda non può fornire una serie esaustiva di dati); medicinali soggetti a studi sulla sicurezza dopo la concessione dell'autorizzazione all'immissione in commercio (risultati sull'uso a lungo termine o su reazioni avverse rare riscontrate nel corso della sperimentazione clinica). Altri medicinali potranno essere sottoposti a monitoraggio addizionale su decisione del Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell'Ema. Le segnalazioni che arriveranno sui medicinali inclusi nella lista saranno valutate insieme ai dati già disponibili. L'invito è già stato recepito dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che sul suo sito ha aperto una sezione dedicata.

di Alexis Myriel


29 Marzo 2013

Dal 2014 Big Pharma dovrà rivelare i pagamenti ai medici.

Da marzo 2014, le industrie del farmaco dovranno rivelare tutti i pagamenti ai medici. Purtroppo però questo avverrà negli Usa, non in Italia.
Non si preoccupino i medici italiani, non si tratta del bel paese! Succederà solo negli USA, il cui governo ha emesso le istruzioni operative per l’implementazione del Sunshine Act, di cui abbiamo già scritto in varie news e newsletter. Dovevano essere pubblicate entro il 1 Ottobre 2011, ma sono state ritardate dalle lobbies. I pagamenti da riportare sono tutti quelli fatti a medici e ospedali universitari, con nome e cognome, che si tratti di consulenze, parcelle per conferenze, fondi per ricerca, regali vari, pranzi e cene, divertimenti, proventi di azioni e brevetti, investimenti o qualsiasi altra cosa di qualsiasi valore oltre i 10 dollari (a meno che numerose elargizioni sotto i 10 dollari non superino la cifra di 100 dollari in un anno). I fautori della trasparenza totale sono preoccupati per alcune modificazioni rispetto al testo iniziale, soprattutto per l’esclusione dei pagamenti relativi all’ECM; una ditta la può finanziare senza rivelarne l’ammontare se gli organizzatori sono accreditati e la ditta non interferisce con la libertà degli stessi di organizzare l’ECM come vogliono (senza suggerire chi invitare come docente o discente). Si teme che gli organizzatori di eventi ECM tenteranno di compiacere tacitamente i finanziatori, per timore di non essere ulteriormente finanziati.
Ma attenzione: si comincia a parlarne in Gran Bretagna, e prima o poi si comincerà a parlarne in Italia, speriamo! In Gran Bretagna è iniziata una consultazione su come rivelare i pagamenti, diretti e indiretti, dell’industria ai medici e alle loro associazioni. L’industria ha già annunciato che rivelerà il totale degli emolumenti erogati, ma la proposta attualmente discussa va oltre. Lo strumento potrebbe essere un database pubblico di qualsiasi pagamento, con i nomi dei pagatori e dei riceventi. Se approvato, entrerebbe in funzione nel 2016 per i pagamenti del 2015. La consultazione è stata lanciata dall’Ethical Standards in Health and Life Sciences Group, i cui membri includono rappresentanti dell’industria e delle varie associazioni di medici. La consultazione chiede se debbano essere inclusi anche i pagamenti in natura e se debba interessare tutta l’industria della salute e non solo quella dei farmaci. La maggioranza dei pagamenti, dicono i rappresentanti dei medici, sono legittimi. Probabilmente è vero, ma se così fosse, perché c’è resistenza a renderli pubblici?

Fonte: nograziepagoio.it
di Alexis Myriel


16 Gennaio 2013

Farmaci per il colesterolo: raccomandato il ritiro.


L’European Medicines Agency ha concluso che i rischi sono superiori ai benefici per Tredaptive, Pelzont e Trevaclyn, medicinali a base dello stesso principio attivo usati per il colesterolo e trigliceridi alti e ha raccomandato che questi medicinali debbano essere sospesi.
Il Comitato per la valutazione del Rischio in Farmacovigilanza (PRAC) dell’European Medicines Agency ha concluso che i rischi sono superiori ai benefici per Tredaptive, Pelzont e Trevaclyn, medicinali a base dello stesso principio attivo usati per il trattamento di pazienti adulti con dislipidemia (livelli ematici anormalmente elevati di grassi quali trigliceridi e colesterolo) e ha raccomandato che questi medicinali debbano essere sospesi. Come si legge nel documento diffuso anche dall'Aifa, l'Agenzia Italiana del Farmaco, "l'EMA ha iniziato la rivalutazione di Tredaptive, Pelzont e Trevaclyn nel dicembre 2012, dopo che si sono resi disponibili nuovi dati che mettono in dubbio i loro benefici, derivanti da un ampio studio a lungo termine che coinvolge più di 25.000 pazienti. I risultati dello studio, che sono ancora preliminari, hanno indicato che l'associazione di questi medicinali alle statine (medicinali usati per ridurre il colesterolo) non ha ridotto il rischio di eventi vascolari maggiori (come infarto e ictus) rispetto al trattamento con statine in monoterapia. Inoltre è stata osservata una maggiore frequenza di effetti collaterali non-fatali, ma gravi, nei pazienti trattati con questi medicinali in associazione con statine rispetto ai pazienti che assumono statine in monoterapia". "Il PRAC ha concluso che i risultati preliminari dello studio hanno chiaramente dimostrato che l'assunzione di Tredaptive, Pelzont o Trevaclyn in associazione ad una statina non ha alcun beneficio aggiuntivo significativo nel ridurre il rischio di eventi vascolari maggiori, come infarto e ictus, nei pazienti ad alto rischio di malattia cardiovascolare (problemi con il cuore e i vasi sanguigni).Anche se Tredaptive, Pelzont o Trevaclyn hanno effettivamente ridotto i livelli di grassi e trigliceridi e aumentato i livelli di HDL, colesterolo 'buono', dai dati dello studio non è emerso che questo abbia portato a migliori esiti clinici nei pazienti, e l’ Azienda farmaceutica non è stata in grado di identificare uno specifico gruppo di pazienti che potrebbe trarre beneficio dai medicinali. Inoltre, lo studio ha mostrato un aumento della frequenza di effetti collaterali gravi, come sanguinamento, debolezza muscolare, infezioni e diabete, in pazienti che assumono questi medicinali. Pertanto, alla luce dei dati più recenti dello studio, il PRAC ha ritenuto che il rapporto rischio-beneficio per Tredaptive, Pelzont o Trevaclyn sia negativo, e ha raccomandato di sospendere le autorizzazioni all'immissione in commercio di questi medicinali".
Intanto la multinazionale farmaceutica Merck ha già iniziato a ritirare dal mercato il  Tredaptive; l'operazione dovrebbe terminare entro marzo.


di Alexis Myriel


28 Dicembre 2012

Marketing illegale di farmaci

Ammontano ormai a miliardi di dollari le multe con cui i tribunali sanzionano le case farmaceutiche per marketing illegale di farmaci. Ecco i casi più recenti e clamorosi.  
I tribunali ci hanno preso gusto, e le riviste mediche dovrebbero ormai inaugurare la rubrica “multe per marketing illegale”. Dopo i 322 milioni di dollari inflitti ad aprile 2012 a Merck Sharp & Dhome da un tribunale USA per marketing illegale del rofecoxib; dopo i 520 milioni di dollari ad Astra Zeneca per la quetiapina; dopo il miliardo e 100 milioni a Johnson & Johnson per il risperidone; eccovi le multe di luglio e agosto 2012. Abbott dovrà pagare 1.6 miliardi di dollari per promozione off label del valproato di sodio. Glaxo Smith & Kline è stata multata per 3 miliardi di dollari per aver corrotto dei medici allo scopo di “incoraggiare le prescrizioni di paroxetina, bupropion e fluticasone/salmeterolo. Ai medici corrotti la ditta pagava viaggi alle Bermuda, Giamaica e California, con soggiorno in alberghi a 5 stelle, partner compresi. Agli oratori ai congressi andavano inoltre premi fino a 2500 dollari, più golf, immersioni, pesca ed altre diversioni. La multa a Glaxo Smith & Kline ha stabilito il nuovo primato. Il precedente apparteneva a Pfizer, multata per 2.3 miliardi di dollari nel settembre 2009 per marketing illegale di valdecoxib, ziprasidone, linezolid e pregabalin.

Fonte: NoGraziePagoIo.it
di Alexis Myriel


18 Dicembre 2012

Se Big Pharma sponsorizza, gli studi sono distorti

Gli studi clinici finanziati dall'industria farmaceutica riportano un quadro più favorevole degli effetti di farmaci e dispositivi medici rispetto a quelli non sponsorizzati. Questa la conclusione (un po' come scoprire l'acqua calda!) di una revisione riportata nel nuovo numero della Cochrane Library.
Gli studi clinici finanziati dall'industria farmaceutica riportano un quadro più favorevole degli effetti di farmaci e dispositivi medici rispetto a quelli non sponsorizzati. Questa la conclusione (un po' come scoprire l'acqua calda!) di una revisione riportata nel nuovo numero della Cochrane Library, database che raccoglie tutte le revisioni sitematiche di Cochrane Collaboration. I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica di 48
studi che confrontavano farmaci e dispositivi medici con placebo o altri trattamenti su una vasta gamma di malattie e condizioni diverse, da malattie cardiovascolari a disturbi psichiatrici. E dalla ricerca è emerso che gli studi sponsorizzati dall' industria farmaceutica riportano maggiori benefici e minori effetti collaterali rispetto agli studi non sponsorizzati. "I nostri risultati suggeriscono che gli studi su farmaci e dispositivi medici finanziati dall'industria sono più spesso favorevoli ai prodotti dello sponsor - spiega Andreas Lundh, ricercatore del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet a Copenhagen (Danimarca) - Questi risultati supportano gli appelli della comunitù scientifica verso una maggiore trasparenza su come vengono condotti gli studi clinici, un migliore accesso alle informazioni e ai dati grezzi". I ricercatori suggeriscono che le linee guida e le revisioni, incluse le revisioni sistematiche Cochrane, dovrebbero migliorare la trasparenza dichiarando la sponsorizzazione quando vengono riportati i risultati di studi finanziati dall'industria e considerando il finanziamento dall'industria farmaceutica un fattore che aumenta il rischio di distorsioni nello studio.

di Alexis Myriel


29 Ottobre 2012

La Roche sotto accusa: avvertenze insufficienti.

Il gigante farmaceutico sotto accusa per non aver fornito sufficienti indicazioni sugli effetti collaterali di 19 farmaci.
La Roche Registration Ltd finisce nel mirino dell’Agenzia Europea dei Medicinali che ha avviato una procedura di infrazione su richiesta della Commissione Europea: l’azienda è sotto accusa per non aver fornito le informazioni sugli effetti collaterali di 19 farmaci, tra cui i famosi Avastin e Tamiflu. La procedura di infrazione si avvia in seguito ad un’ispezione di farmacovigilanzaeffettuata nel 2012 dall’autorità competente per i medicinali inglese (MHRA) che ha individuato gravi mancanze nelle procedure di farmacovigilanzadella Roche. L’azienda rischia le sanzioni previste per la violazione degli obblighi connessi alle autorizzazioni alle immissioni in commercio rilasciate a norma del Regolamento CE 726/2004. L’EMA valuterà anche l’impatto più generale in termini di salute pubblica.

Fonte: helpconsumatori.it
di Gabriele Bindi


18 Ottobre 2012

Regali in cambio di prescrizioni: 67 medici indagati

Prescrivevano farmaci ormonali, anche ai bambini, con dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche pur di ricevere denaro e regali dall'azienda farmaceutica Sandoz, dalla quale erano corrotti. E' l'ipotesi accusatoria che ha messo nei guai 67 medici di ospedali pubblici e privati di Roma e tutta Italia.


Prescrivevano farmaci ormonali, anche ai bambini, con dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche pur di ricevere denaro e regali dall'azienda farmaceutica Sandoz, dalla quale erano corrotti. E' l'ipotesi accusatoria che ha messo nei guai 67 medici di ospedali pubblici e privati di Roma e tutta Italia, indagati nell'operazione dei Nas che ha fatto emergere un sistema di corruzione che ha coinvolto anche dodici dirigenti e informatori farmaceutici della Sandoz, che si occupa della produzione di farmaci ormonali e per la crescita. Tra i sanitari indagati, ci sono anche diversi pediatri ed endocrinologi che in molti casi, dietro la sollecitazione degli informatori scientifici che sono accusati di averli corrotti, aumentavano le prescrizioni delle medicine, con l'inserimento in terapia di nuovi pazienti. Per incrementare le vendite di alcune medicine, secondo le accuse, gli informatori scientifici promettevano somme di denaro, viaggi all'estero e diversi oggetti come iPad. Il tutto veniva giustificato con false fatture che attestavano l'elargizione di denaro per attività di consulenza o di studio, contributi a congressi o seminari e viaggi per partecipazioni a meeting internazionali. In tutto i medici avrebbero ricevuto circa 500 mila euro tra regali e denaro. Ad essere indagato è anche il titolare di una agenzia di viaggi. In totale sono ottanta indagati, le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, falso. In alcune circostanze i medici non esitavano ad aumentare le somme pretese al punto che, hanno ricostruito gli inquirenti, alti dirigenti della Sandoz avrebbero incontrato personalmente i medici. Le 77 perquisizioni eseguite dai carabinieri del Nas di comandi provinciali in tutta Italia hanno voluto verificare se le prescrizioni dei farmaci siano state appropriate per le patologie dei pazienti curati, proprio perchè è emerso che ad alcuni piccoli pazienti venivano prescritti dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche.Sandoz ha spiegato di avere appreso "dalla stampa delle attività investigative avviate questa mattina dalle autorità inquirenti nei confronti di alcuni operatori sanitari. L'azienda non può escludere che tali attività siano riconducibili all'indagine avviata nel giugno 2011 dalla procura di Busto Arsizio". E' quanto si legge in una nota dell'azienda  farmaceutica Sandoz, a proposito dell'indagine delle procure di Rimini e Busto Arsizio.  "Sandoz - continua la nota - ha sempre collaborato  pienamente con le autorità inquirenti nell'ambito dell'indagine di Busto Arsizio e ha adottato le più severe misure disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti. L'azienda ha inoltre avviato nuovi e ancora più stringenti controlli interni. L'indagine di Busto Arsizio è ancora pendente; pertanto Sandoz non rilascia commenti sui procedimenti ancora in corso".

di Alexis Myriel


15 Ottobre 2012

Farmaci efficaci o solo costosi? Il caso Avastin-Lucentis.
L'Aifa ha vietato l'utilizzo del farmaco Avastin (approvato per il trattamento del cancro) per la maculopatia senile e ha imposto il Lucentis, che costa 60 volte di più: è la denuncia della Società Oftalmologica e dell'Ordine dei Medici di Roma. Il National Institutes of Health ha detto però che sono equivalenti.

Per la cura della maculopatia senile, una malattia degenerativa che porta alla cecità e che colpisce in Italia circa un milione di persone, finora gli oculisti nella maggioranza dei casi hanno utilizzato un farmaco non specifico, l'Avastin (approvato per il trattamento del cancro al colon e altri tipi di tumore, il cui utilizzo per la maculopatia è quindi off-label), circa 20 euro di costo per una puntura al mese. Ora l'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ha introdotto restrizioni all'uso dell'Avastin, non più erogabile per il trattamento della maculopatia senile, in favore di un farmaco, Lucentis, considerato adatto ma che costa 60 volte di più. La denuncia arriva dalla Società Oftalmologica e dalla Commissione patologie oculari dell'ordine dei medici di Roma.
I National Institutes of Health asseriscono che i due farmaci sono equivalenti, ma spiegano anche che con Avastin gli eventi avversi gravi arrivano al 40% dei casi, mentre con Lucentis al 32%. 
"Solo per il 2013 - spiega il presidente della Società Oftalmologica italiana(Soi), Matteo Piovella - la spesa aggiuntiva prevista è di 600 milioni di euro, l'equivalente dei tagli alla sanità decisi dal Consiglio dei ministri per la legge di stabilità". La Soi ha più volte ribadito l'equivalenza scientifica dei due farmaci, "ci sono studi internazionali - aggiunge Piovella - che acclarano l'efficacia e l'assenza di rischi specifici nell'uso intravitreale dell'Avastin, se adeguatamente frazionato e somministrato". "Abbiamo calcolato che nella sola regione Lazio - spiega il coordinatore della commissione patologie oculari di Roma, Romolo Appolloni - sono stati eseguiti più di 20 mila trattamenti con Avastin, senza eventi avversi gravi, per una spesa calcolata di circa 400 mila euro. Gli stessi trattamenti se eseguiti con Lucentis avrebbero comportato una spesa di circa 24 milioni di euro". La società Oftalmologica chiede dunque al ministero della Salute "di intervenire con decreto d'urgenza per garantire l'accesso ad una terapia utilizzata normalmente e senza conseguenze da milioni di pazienti in tutto il mondo compresi gli Stati Uniti". Altrimenti gli oculisti italiani sono pronti alla disobbedienza etica per continuare la somministrazione dell'Avastin in pazienti affetti da maculopatia.

di Alexis Myriel


12 Ottobre 2012

Firme per i farmaci generici obbligatori


Viaggia a gonfie vele la petizione promossa dall'Ente Nazionale Protezione Animali su www.change.org per i farmaci generici veterinari.
Viaggia a gonfie vele la petizione promossa dall'Ente Nazionale Protezione Animali su www.change.org per i farmaci generici veterinari. "Ad oggi sono  state raccolte piu' di 17.500 adesioni". Un risultato che l'Enpa giudica "molto positivo, ma che non e' ancora sufficiente". Il "nostro obiettivo- spiega l'Enpa- e' quello di raggiungere quota di 25mila firme e una volta tagliato questo 'traguardo' presenteremo la petizione al ministero della Salute per chiedere che sia resa obbligatoria la prescrizione medica del principio attivo, piuttosto che la marca del medicinale, anche per i medicinali veterinari". Farmaci che "abbasserebbero considerevolmente gli oneri sostenuti dalle famiglie italiane per curare i propri animali", sottolinea la Protezione Animali. L'attuale normativa "prevede che i veterinari non possano prescrivere ai loro pazienti animali farmaci per uso umano nel caso in cui siano disponibili medicinali veterinari, piu' costosi, con le stesse indicazioni terapeutiche", prosegue l'Enpa. Secondo quanto calcolato dalla Protezione Animali, "il passaggio dai medicinali umani ai farmaci veterinari comporta in alcuni casi un aggravio ben superiore al 100%- aggiunge l'Enpa- si tratta naturalmente di costi relativi alla singola confezione e non all'intera durata della terapia che puo' anche prolungarsi nel tempo e che in alcuni casi puo' essere prescritta per l'intera vita del paziente". La meta "e' alla nostra portata, tuttavia servono ancora 7.500 firme- conclude la Protezione animali- per questo chiediamo a tutti gli italiani di sottoscrivere la petizione e di condividere il link sui loro social network, Facebook e twitter anzitutto".

di Alexis Myriel


13 Agosto 2012

Tendenze suicide per chi usa un farmaco anticalvizie.


Fra gli uomini che usano il farmaco contro la calvizie Finasteride, conosciuto commercialmente come Propecia, sono diffusi sintomi depressivi e tendenze suicide.Lo afferma uno studio della George Washington University.
Fra gli uomini che usano il farmaco contro la calvizie Finasteride, conosciuto commercialmente come Propecia, sono diffusi sintomi depressivi e tendenze suicide. Questi disturbi sarebbero legati ai persistenti effetti collaterali che colpiscono la sfera sessuale. La ricerca della George Washington University School of Medicine and Health Sciences è stata pubblicata sulla rivista ®"ournal of Clinical Psychiatry". Gli scienziati hanno coinvolto un gruppo di 61
uomini che avevano usato finasteride con persistenti effetti collaterali sessuali per più di tre mesi. Dal confronto con un gruppo di controllo di 29 soggetti è emerso che la maggior parte di coloro che usavano Propecia presentava qualche sintomo depressivo: l'11 per cento aveva lievi sintomi, il 28 per cento moderati e il 36 per cento sintomi gravi. Inoltre, il 44 per cento riportava di avere pensieri suicidi. Tutti i soggetti che usavano propecia non avevano mai sofferto di disfunzioni sessuali di base o di disturbi psichiatrici prima di cominciare ad assumere il farmaco.

di cibbi


24 Luglio 2012

Regali ai medici da Big Pharma? In Germania è lecito.

Per la Corte di Giustizia tedesca i medici possono ricevere regali e soldi da Big Pharma in cambio di prescrizioni senza commettere illecito. Scoppia la protesta. 
Una sentenza della Corte di Giustizia federale tedesca (Bgh) di Karlsruhe, il corrispondente della Corte di Cassazione italiana, ha affermato lcome sia legittimo per i medici del Servizio Nazionale ricevere regali da aziende farmaceutiche senza rischiare accuse di corruzione. Nello specifico, la sentenza riguarda il caso di un medico che aveva ricevuto 10.000 euro da parte di un'azienda per svolgere un ciclo di seminari (mai tenuti) in cambio di prescrizioni di un determinato farmaco. Stando alle motivazione della sentenza, i medici devono essere considerati liberi professionisti e lavoratori freelance e non pubblici ufficiali. Casi di questo tipo, quindi, non possono ricadere sotto la legge, ma devono essere valutati invece dal codice di condotta della Associazione medica tedesca. La sentenza ha suscitato reazioni accese e discordanti. Per la Gkv, la principale compagnia di assicurazione sanitaria tedesca, l'effetto di questa sentenza ricadrà sul paziente che “non saprà più se una prescrizione è stata fatta perché necessaria o sulla spinta di una strategia di marketing” e minerà quindi la fiducia nei confronti dell'indipendenza dei medici rispetto a influenze commerciali. Di parere opposto, invece, non solo le aziende farmaceutiche, ma anche l'Associazione dei medici, che pur condannando in linea di principio questa pratica, condivide una sentenza che “preserva l'indipendenza dei medici”, ricordando che “le regole esistenti sono più che sufficienti a scoraggiare questa pratica”. Grande clamore anche sul piano politico. A questo proposito, la Spd, il partito socialdemocratico tedesco, presenterà, dopo l'estate, un disegno di legge per modificare le regole riguardanti la corruzione.

Fonte: NoGraziePagoIo.it


03 Aprile 2012

La Bayer e le cavie umane.


Da alcuni mesi il colosso della farmaceutica è stato messo sotto accusa dall'azione di coraggiosi giornalisti e dalla società civile. In India si conterebbero 138 morti in soli 4 anni.
La Bayer continua ad aumentare il numero di pericolose sperimentazioni sui farmaci condotte nei paesi poveri. Secondo il Ministero della Sanità Indiano, almeno 138 persone, usate come cavie umane per i farmaci, avrebbero perso la vita in studi commissionati dalla BAYER in India negli ultimi 4 anni. La maggior parte di questi soggetti sono estremamente poveri e analfabeti. Ed in molti casi la dichiarazione di consenso è firmata da terzi e pochissimi sono consci dei rischi a cui vanno incontro. E la multinazionale di origine tedesca ha pagato ai parenti delle vittime, indennizzi di soli 5.250 dollari.
Nella la sua massiccia partecipazione per oltre 125 anni nei settori di salute, agricoltura e chimica industriale, la Bayer ha accumulato una notevole storia di crimini multinazionali, che vanno dalla fabbricazione di sostanze mediche controverse (eroina, Ciproxin, Baycol), allo sviluppo di veleni e agenti chimici per uso bellico (Chlorine gas, Zyklon B e VX), all'utilizzo del lavoro forzato durante la seconda guerra mondiale, a numerosi casi di avvelenamenti, effetti collaterali e inquinamento ambientale, collegati ai suoi prodotti chimici e farmaceutici.
Al momento, la BAYER, in India, secondo la Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer, avrebbe in corso studi commissionati sul farmaco anticancro Nexavar, sul VEGF, un farmaco per gli occhi e sul Kogenate per il trattamento dell'emofilia. Si sarebbero invece conclusi da poco i test sul Levitra, per il trattamento dell'impotenza, sul controverso prodotto anti trombosi, Xarelto, sul farmaco contro il diabete, Glucobay, sulla spirale agli ormoni, Mirena e sull'agente di contrasto per i raggi X, Gadovist. La BAYER conduce esperimenti su soggetti umani anche in altri paesi con ampie popolazioni povere, come la Colombia, il Pakistan, la Moldova, le Filippine e la Cina.

Fonte: Acu, Associazione Consumatori Utenti
Per ulteriori informazioni: 
Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer www.cbgnetwork.org
di Gabriele Bindi


01 Aprile 2012

Test sugli animali: l'alternativa esiste.

Centinaia di studi scientifici dimostrano che le sperimentazioni sugli animali non sono la strada giusta per ottenere dati affidabili per l'uomo su farmaci, cosmetici o sostanze chimiche. Cambiare si può: vi spieghiamo come con l'articolo "Test sugli animali: l'alternativa esiste".
Conigli ciechi per le irritazioni provocate in laboratorio; babbuini costretti a ingurgitare litri di bevande alcoliche; cavie che muoiono per testare quale sia la dose letale di una sostanza; scimmie private del contatto materno per studiare le turbe psichiche; animali su cui si interviene chirurgicamente senza anestesia. La lista potrebbe essere lunghissima e sempre, secondo il modello attuale prevalente di ricerca, «in nome del progresso e della conoscenza ». È il grosso nodo dei test sugli animali, modello tuttora dominante ma che centinaia di studi ormai definiscono fallimentare.
Se i numeri ufficiali fanno colpo (oltre 900 mila animali utilizzati ogni anno in Italia, 12 milioni in Europa e 115 milioni nel mondo), proviamo a pensare a quali dimensioni il problema può realmente avere, visto che tali numeri risultano sottostimati, non considerando come invertebrati le forme fetali o gli animali già soppressi. Se ne sta occupando in questi mesi il Parlamento italiano, poiché è in corso l'iter per il recepimento di una nuova direttiva comunitaria in materia, i cui effetti scatteranno dal primo gennaio 2013. «Si tratta di una direttiva che è comunque ben lungi dall'abolire il ricorso alla sperimentazione animale, benché qualche passo avanti sia possibile» spiega Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lav (Lega antivivisezione). Come esempio di questo, l'introduzione del divieto di allevare su suolo nazionale animali destinati alle sperimentazioni. Terra Nuova nel numero di Aprile 2012 propone l'inchiesta "Test sugli animali: l'alternativa esiste", un focus approfonditoe documentato per evidenziare il fallimento della sperimentazione animale, ricco di indicazioni e proposte valide e comprovate. Non mancano le voci di coloro che quotidianamente portano avanti la battaglia contro la vivisezione, lottano per i diritti animali, offrono studi e ricerche in merito, portando avanti il messaggio che l'alternative esite, c'è.

Trovate la versione completa dell'articolo "Test sugli animali: l'alternativa esiste" nel mensile  Terra Nuova Aprile 2012 disponibile anche come eBook.


08 Gennaio 2012

Giro di vite sugli antibiotici agli animali.


"Stretta" nella somministrazione di antibiotici agli animali da allevamento: l'ha imposta la Food and Drug Administration agli allevatori. In Italia non si parla del problema.
Giro di vite sull'uso di un particolare tipo di antibiotici, le cefalosporine, negli animali di allevamento, come mucche, maiali, polli e tacchini: è quanto ha imposto la Food and drug administration americana agli allevatori perchè il loro uso eccessivo ha contribuito all'aumento di batteri antibiotico-resistenti, con pericoli anche per l'uomo. Lo ha reso noto il New York Times.  Le cefalosporine sono comunemente usate infatti sia con gli uomini che con gli animali e sono tra gli antibiotici più comuni prescritti per polmonite, infezioni cutanee e del tratto urinario, oltre che prima di interventi chirurgici e dai pediatri. Secondo i microbiologi, l'uso in agricoltura di questi farmaci ha portato allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti, il che può rappresentare una minaccia anche per l'uomo. Le cefalosporine in ambito veterinario non sono usate tanto come la penicillina, dal momento che necessitano di prescrizione medica, ma sono iniettate regolarmente nelle uova e usate in larghe dosi per curare infezioni nel bestiame.  Con questa nuova misura l'Fda mette al bando l'uso regolare di iniezioni di cefalosporine nelle uova di pollo, nel bestiame e nei maiali.
     
di C.B.


06 Gennaio 2012

Esperimenti sui figli dei poveri: multata la Glaxo.

L'azienda farmaceutica GlaxoSmithKline è stata multata per un milione di pesos dai giudici argentini per avere effettuato esperimenti clinici sui figli dei poveri.


La giustizia argentina ha confermato oggi di aver imposto una multa di un milione di pesos (circa 180.000 euro) al laboratorio Usa GlaxoSmithKline (GSK) e a due suoi medici per gli esperimenti clinici effettuati con neonati di famiglie povere, tra il 2007 ed il 2008, in tre città del nord ovest del Paese, 14 dei quali sono deceduti. Lo ha reso noto il quotidiano 'La Nacion', precisando che gli esperimenti puntavano alla realizzazione di un vaccino per prevenire la polmonite acquisita e l'otite acuta.  Il laboratorio ed i due medici avevano opposto ricorso ad una prima sanzione in tal senso. Il giudice Marcelo Aguinsky però l'ha confermata ribadendo le indagini del Dipartimento nazionale su medicine, alimenti e tecnologie mediche (Anmat) secondo il quale gli esperimenti sono stati effettuati con numerose irregolarità. Secondo il giornale, la GlaxoSmithKline ha reso noto in un comunicato che farà appello anche per questa sentenza, sostenendo che le famiglie coinvolte "erano a conoscenza degli esperimenti come prevede la legge" e che, tra Argentina, Panama e Colombia, ne sono stati già realizzati per lo stesso scopo "circa 14.000".

di C.B. 




24 Ottobre 2011

Trial clinici: studi inutili bruciano 85 miliardi.

L'85% delle ricerche scientifiche vengono fatte senza un esame preventivo degli studi già fatti e delle conoscenze acquisite, non si considerano le reali esigenze dei pazienti o non si pubblica alcuno studio perché i risultati sono deludenti.

Lo sottolinea nel suo intervento al simposio per i 50 anni del Mario Negri Iain Chalmers, ricercatore e direttore della rivista "John Lind Library". Il risultato sono "perdite economiche quantificabili in 85 miliardi di dollari l'anno" aggiunge Chalmers. "Circa il 50% degli studi" spiega "sono progettati senza riferimenti alla ricerca dei risultati esistenti e non vengono compiuti i passi necessari per ridurre gli errori. Il che a volte ha portato negli anni a far partecipare persone a studi che si sono poi rivelati inutili. Inoltre il 50% degli studi non viene pubblicato per intero o il ricercatore non scrive nulla perché i risultati sono stati al di sotto delle aspettative". Il punto è che "il presupposto di molte ricerche non sono i pazienti, ma l'interesse economico" rincara il direttore del Mario Negri Silvio Garattini. "Ma non ha senso continuare a ripetere le stesse ricerche, senza aggiungere nulla, è una dispersione di risorse sia economiche sia umane" conclude.



di C.B. 


20 Settembre 2011

L'Onu attacca l'industria: profitti a discapito della salute.

Una dura accusa a quei colossi industriali che hanno messo a rischio la salute pubblica pur di "proteggere i loro profitti" è stata lanciata dal segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon.
Ban Ki Moon ha parlato a  New York al vertice sulle malattie non trasmissibili a margine della 66ma Assemblea generale. Nel 2008 tumori, diabete e patologie coronariche e polmonari hanno fatto 36 milioni di morti, di cui più di nove milioni erano sotto i 60 anni e per il 90% nei Paesi in via di sviluppo. Numeri che l'Onu teme siano destinati a crescere del 17% nei prossimi 10 anni, soprattutto in Africa.  Davanti a 34 capi di Stato e di governo e a una cinquantina di ministri (per l'Italia il direttore generale del Dipartimento della Sanità pubblica, Fabrizio Oleari), Ban si è detto "un sostenitore del settore privato", ma ha spiegato di non poter tacere "alcune dure verità". "C'è una storia vergognosa e ben documentata", ha denunciato, "di alcuni attori dell'industria che hanno ignorato la scienza, talvolta i loro stessi ricercatori, e hanno messo a rischio la salute pubblica per difendere i loro profitti". Il numero uno dell'Onu non ha fatto nomi, ma il riferimento potrebbe essere a soggetti nel settore farmaceutico ma anche del tabacco, dell'alcol e alimentare. "Devono essere chiamati a risponderne", ha insistito, "non dobbiamo permettere che le azioni disgraziate di questi pochi macchino la reputazione dei molti, molti di più che fanno un lavoro importante per il nostro progresso".  Ban si è rivolto ai soggetti che operano nel settore alimentare diretto ai bambini e ai ragazzi, compresi i media e i pubblicitari, invitandoli "ad agire con la massima integrità" per non danneggiarne la salute. Allo stesso modo chi vende alcolici "deve promuoverne un consumo moderato" e "tutti possiamo lavorare per mettere fine al consumo di tabacco".

Fonte: Agi
 di C.B. 



15 Settembre 2011

Appello alla Ue: ricerca sì, ma non per il business.


Sono oltre cento le organizzazioni e le associazioni che hanno sottoscritto una lettera da inviare alla Ue per chiedere che la ricerca non sia più solo finalizzata al grande business.
La ricerca pubblica deve beneficiare la società, non il grande business: è sulla base di questa asserzione che più di 100 organizzazioni di ricerca e della società civile (compresa l'associazione italiana NograziePagoio, www.nograziepagoio.it) hanno mandato una lettera aperta alla Commissione Europea in merito alle strategie per il finanziamento della ricerca proposte per il periodo 2014-2020. Questa lettera è ora aperta alle adesioni individuali.

Fonte: NoGraziePagoIo
di C.B.